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Anche gli animali vanno in guerra

Gli animali nei conflitti degli uomini: vittime silenziose della guerra tra abbandoni, violenze e distruzione.
Sofia Santarsiero

Sofia Santarsiero

Laureata nell'anno 2022 presso la Middlesex University di Londra in Criminology with Psycology. A breve inizierà il master in Diplomacy and international Law. Si pone l'obiettivo di poter contribuire alla difesa degli animali a livello internazionale.

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I conflitti armati infliggono sofferenze profonde agli animali: tra abbandoni, violenze e distruzione degli ecosistemi, le vittime silenziose della guerra chiedono attenzione.

Un argomento alquanto attuale ma poco investigato è rappresentato dall’impatto che le guerre e conflitti armati hanno sugli animali. In vista del sempre più frequente presentarsi e proseguirsi di guerre e conflitti armati in paesi come l’Ucraina e la Striscia di Gaza, non sono coinvolti e profondamente influenzati solo civili, militari, donne e bambini, bensì anche gli animali.

La frequenza delle guerre è aumentata significativamente nell’ultima metà di secolo. La guerra ha un profondo e spesso dannoso effetto sulla biodiversità, con conseguenze ecologiche importanti e perdita di specie. L’impatto negativo della guerra non riguarda solo le persone che vivono in queste aree, ma anche la fauna e l’ecosistema.

Gli animali possono morire a causa di esplosivi, armi da fuoco e altre armi impiegate durante i combattimenti. Le sparatorie, siano esse opportunistiche, accidentali o casuali, rappresentano una causa significativa di mortalità per la fauna selvatica e il bestiame. Inoltre, i residui di fosforo bianco da munizioni esplose, rimasti nell’ambiente, sono estremamente tossici e possono provocare la morte di molte specie, anche dopo il termine del conflitto.

Durante conflitti come quelli nella Repubblica Centrafricana, nel Sud Sudan, nella Repubblica Democratica del Congo e altri stati africani, gruppi armati hanno cacciato sistematicamente l’elefante africano per il suo avorio, finanziano così le loro attività belliche. Lo stesso accade per altre specie a rischio di estinzione, vendute come animali o utilizzate per parti di decorazioni o nella medicina tradizionale cinese. I sonar dai sottomarini influenzano la vita marina, in particolare i mammiferi marini, come balene, delfini, e foche, che si affidano al suono per comunicare, navigare e procacciarsi il cibo. Questi animali risultano molto sensibili a interferenze acustiche; i potenti impulsi dei sonar possono interferire con comportamenti vitali, causando disorientamento, stress, e persino danni fisici. In casi estremi, l’esposizione a segnali sonar intensi è stata collegata a spiaggiamenti e morti di massa di alcune specie.

Il rumore forte generato dai motori aerei, dalle esplosioni e da altri macchinari militari può interferire con i comportamenti naturali drglu uccelli, influenzando comunicazione, foraggiamento e nidificazione. La presenza di aerei rappresenta inoltre un rischio di collisione per gli uccelli, soprattutto durante le manovre di decollo e atterraggio o quando volano a bassa quota. Queste collisioni possono causare ferite o morte agli uccelli e rappresentano anche un pericolo per i passeggeri aerei.

Infine, le attività militari possono disturbare gli uccelli al punto da provocare l’abbandono dei siti di nidificazione degli uccelli e delle rotte migratorie, con possibili ripercussioni sulle dinamiche di popolazione e sulla biodiversità nel breve e lungo termine.

La giustizia transnazionale si è tradizionalmente concentrata sulla sofferenza umana, trascurando però l’impatto della guerra sugli animali non umani. La sofferenza è sia l’obiettivo che l’inevitabile conseguenza della guerra. E la sofferenza non è esclusivamente umana.

La guerra può provocare anche sofferenza animale. Un esempio è l’uso legale degli animali come agenti deliberati di guerra. Come membri militari, soggetti per test sulle armi o mezzi di trasporto, gli animali sono esposti a molteplici forme di violenza, sia da parte dei loro umani, incluso l’abbandono o la morte quando non più utili, sia dai nemici. Inoltre, animali domestici o in cattività possono subire le conseguenze delle azioni umane. Chi fugge dalla violenza spesso è costretto ad abbandonare i propri animali da compagnia o fatica a prendersene cura durante la fuga. Gli animali da allevamento o negli zoo rischiano similmente di essere lasciati indietro e morire di fame durante le evacuazioni. Inoltre, gli animali possono essere “danni collaterali”: uccisi nei bombardamenti, armi indiscriminate nel fuoco incrociato. Possono essere anche deliberatamente presi di mira se considerati pericolosi, fonte di cibo per gruppi armati o bersagli per esercitazioni con le armi.

La resistenza degli animali a Gaza

Nel conflitto in corso nella Striscia di Gaza, gli animali locali soffrono in molti modi e sono profondamente influenzati dalla guerra, come descritto in precedenza. Ma lo spirito umano non si è voltato dall’altra parte, come dimostrano le azioni eroiche di Sulala Animal Rescue. Questo santuario a conduzione familiare ha salvato centinaia di animali sofferenti a Gaza durante un anno di intensi bombardamenti. Il volontario Sa’ed Al-Err ha aiutato centinaia di animali, tra cui cani, gatti, cavalli e asini, da quando Israele ha invaso la Striscia di Gaza. Molti palestinesi, fuggendo dal conflitto, hanno abbandonato i loro animali. Mentre milioni di persone sono state sfollate, alcuni animali sono stati lasciati persino al confine egiziano durante le evacuazioni. L’organizzazione ha affrontato ulteriori sfollamenti e carenze di cibo e medicine. Ha lanciato un appello al governo israeliano per permettere l’ingresso di cibo per animali e medicinali a Gaza, parte di un’iniziativa coordinata con organizzazioni internazionali per il benessere animale.

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